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In questo numero #METOO Donnelly
#WETOO Giacobino, Pat
CAPPUCCETTO ROSSO Grimaldi
ORCO Pat
OGNI MATTINA elisatron
MOLESTI Pat
QUANTA FATICA Pat
GIARDINO Nardi
SNODO D’Anna Lupo
SCLERO&PSYCHO elisatron
FRIDA Noah
FREEDA Leoni
CONFESSIONI DI UNA MASCHERINA Bosotti LE SOFISTICHE Maffioli, Marzi, Isia
SFRATTI Pat
ABITARE Coletto DUTCH WINDOW Gesmundo
WELCOME TO MY STUDIO! Del Bue THE BOSS DESIGN Zenoni SUPER RINA BROS Ciammitti BLIND EUROPE Derenne PENSIERI DI UNA MISANTROPA Giacobino, Sdralevich CHI L’HA VISTO? Pat SMART CITIES: VENEZIA bulander, Grimaldi KATALIST IS JUST LEAVING Sweetliv DONA la redazione COLOPHON Solinas -
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PENSIERI DI UNA MISANTROPA
di Margherita Giacobino
#WETOO
La nostra inviata al forum mondiale sulle molestie ha intervistato, in esclusiva per Aspirina, alcune celebrità del passato che prendono parte all’acceso dibattito.
Presidente Eva, quante sono le molestate, secondo stime attendibili?
Eva: A cominciare da me, circa metà dell’umanità. Io me ne sono andata dal Paradiso Terrestre proprio per quello, volevo raggiungere mia sorella Lilith che gestiva un agriturismo in Mesopotamia e se la passava benone. Ma Adamo mi ha seguito e poi sono nati i bambini, Caino e Abele. Tra l’altro, nessuno si è mai chiesto come abbiamo fatto a crescere e moltiplicarci, visto che io ero l’unica donna in una famiglia di tre uomini?
Dike: Pensi che la causa per molestie intentata a Zeus da Leda, Danae, Europa e altre duecento è tuttora pendente dopo oltre duemilacinquecento anni. Ovvio, i giurati sono tutti maschi abbienti e democratici!
Maria di Nazareth: Ho trovato finalmente il coraggio di denunciare mio Padre e il suo avvocato, quel Gabriele detto faccia d’Arcangelo. Mio Figlio è cresciuto traumatizzato, ovvio che poi si è messo nei guai!
Elena di Troia: ho costituito un collettivo femminile trasversale greche-troiane con grossi nomi come Ecuba, Andromaca, Briseide, Ifigenia e altre – e stiamo preparando una class action per riformare una mitologia crassamente misogina e falsa.
Artemisia Gentileschi: la denuncia? No grazie, non ci casco un’altra volta! Poi per i secoli a venire non ti scolli più di dosso l’etichetta: Artemisia? Ah sì, quella del processo per stupro! No, sentite a me che ho studiato la questione dal punto di vista simbolico ed estetico: molto meglio tacere e agire, prendete esempio da Giuditta.
Saffo: Approvo. E approfitto dell’occasione per chiarire una volta per tutte che io non mi sono buttata dalla rupe per amore di Faone, è una calunnia di Ovidio: ci ho buttato quel molestatore di Faone. Le fake news, come le molestie, sono vecchie quanto il mondo, tanto da essere diventate una fake history.
Lucrezia Borgia: A casa mia era tutta una molestia, un incesto dal mattino alla sera, per non parlare di matrimoni precoci e altre bazzecole – e chi si è fatta una brutta fama per questo? Ai miei tempi le case per donne maltrattate c’erano già, si chiamavano conventi, ma tra una gravidanza e l’altra non sono riuscita ad andarci…
Ofelia: Ma vi rendete conto che questo dolce principe era uno stalker psicopatico? Ma ora basta subire! Desdemona, Gonerilla, Caterina la bisbetica e io ci siamo rivolte a Judith, la sorella di Shakespeare, ci penserà lei a riscrivere le cose come stanno!
Isotta: in mezzo a quel branco di omaccioni rudi e puzzolenti la vita per una donna non era facile, ve lo dico io! Con Tristano, che era gay e si era fatto pure lui qualche brutta esperienza, ci chiudevamo in camera a ricamare e ciacolare, ma il re e i baroni avevano le mani pesanti… il resto è leggenda.E finiamo con le sbalorditive rivelazioni della più nota e più amata molestata italiana:
Lucia Mondella: non l’ho mai detto a nessuno, ma ci ha provato anche don Abbondio.
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Le sofistiche
di Francesca Maffioli e Laura Marzi
La Gorgia
Protagora mia cara,
abbisogno di te per scivolare fuori dal gran dilemma. Non si tratta dell’essere o dell’avere e neppure di: “essere o non essere?”. Trattasi dell’abitare.
Per vestire tale verbo i latini trasleranno l’habere nel frequentativo habitare, con il senso di “continuare ad avere” – con l’aggiunto significato di durata dell’azione nel tempo. È nei pressi di tali significati che si affolla il mio pensiero.
…per Zeus, Protagora, di questo già ne dici qui su Leggendaria*, quando presenti il simposio novembrino sull’Abitare della SIL**. E allora sì, calza davvero a pennello la mia questione.
Mi addentro: nell’indoeuropeo la sua radice è comune al “riunire attorno” ma anche al “possedere”, al “governare”. Sembra scritto nelle stesse parole che lo nominano che il rapporto tra l’essere umano e la sua dimora passi dall’appartenenza e che lo spazio assuma così i connotati dell’oggetto di valore che viene tramandato. Come un gioiello familiare, anzi piuttosto un forziere del tesoro, anzi no una gabbia dorata.
Mi domando: l’abitare in quanto occupare uno spazio sulla terra dovrà essere vincolato ad infinitum al possesso di tale spazio? O possiamo credere che una dimora grande e bellissima, e comune, possa essere costruita – anzi percepita – praticando diversamente il mondo? E se già ci fosse?La Protagora
Gorgia diletta,
la nostra forma mentis combacia, come fanno le cose quando si piacciono. È vero, nella presentazione del simposio novembrino che ho stilato per la rivista Leggendaria medito proprio sull’etimologia del verbo abitare e sul suo significato profondo che rimanda al senso di possedere. Mi chiedi se si possa superare questa radice, se esista un abitare scevro dall’avere. Ti rispondo con sincerità, senza troppo elucubrare qui.
Spesso, nel mio errare da città in città, ho cercato consolazione in quelle che pure sono verità, quali: sono io la mia casa; la casa è nello spirito. Ho creduto in quella massima che insegna che dove sta ciò che conta per te, lì troverai la tua dimora. Perseguendo in queste nobili e spirituali cogitazioni, ho vagabondato di casa in casa, con la mia bisaccia. Un menestrello del futuro direbbe “con i miei quattro stracci”. Ho inseguito i miei desideri, con sprezzo del possesso. Di recente, avevo un materasso di piuma, cuscini di cotone, una di quelle mirabolanti invenzioni che lavano i panni, avevo un armadio tutto per me: una casa. L’ho lasciata alle spalle, perché non vi abitava la mia felicità.
Tu mi conosci e sai che io credo nell’empirismo e diffido di ciò che la nostra mente può produrre, senza averlo vissuto il nostro corpo. In questo sono poco sofistica, lo so, ma lo confido solo a te. Per esperienza ti dico, allora, che è d’uopo sentirsi a casa nel mondo e che bisogna abitare ciò che si desidera, sì, ma per approfondire con saggezza e cognizione il nostro più profondo volere è molto meglio avere quanto meno un bilocale, con bagno interno, ça va sans dire.*Leggendaria è opera di ingegno cartaceo e non, che disserta di scritture e vite di donne.
**La Società Italiana delle Letterate è un cenacolo di donne cogitanti sulle scritture delle donne. -
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The boss design
di Federico Zenoni
Un documento eccezionale. La prova che il Design, oltre a lavorare per il trastullo dei ceti privilegiati, si ingegna a rendere il posto di lavoro sempre più congeniale allo sfruttamento e all’azzeramento psicologico del lavoratore subordinato.
Divano Fakiro – 1
Pensato per arredare la sala d’aspetto dell’Ufficio Personale, questo comodo divano a due posti si compone di una morbida struttura rivestita in tessuto, una seduta ricavata da una lastra intera di marmo ed uno schienale trapuntato di punte (ma sempre rivestito in tessuto). La scelta di un marmo particolarmente freddo al tatto e l’impossibilità di rilassare la schiena, comportano nell’ospite una sensazione di sacrificio e di allerta, sensazioni che preparano il soggetto al colloquio per l’eventuale assunzione temporanea in prova e senza diritti.
Materiali: si è pensato inutile indugiare in tessuti preziosi, visto che l’ospite ha molte possibilità di non rivedere più quest’azienda; quindi è ottimale un cotone grezzo in toni pastello. Per il marmo consigliamo un Rosa Portogallo Chiaro o un Crema Marfil, a scelta. Altrimenti è rimasta un po’ di crostata…Portale della Devozione – 2
Questa parete completa di porta è adattabile a qualsiasi corridoio d’ingresso; la sua forma declinante costringe l’attraversamento in un’unica posizione (disegno A). Applicando sul pannello interno inclinato il logo dell’Azienda si otterrà automaticamente, ad ogni passaggio, un inchino di riverenza e devozione aziendale che inciderà sul morale del lavoratore incrementando il suo spirito di appartenenza al gruppo e di accettazione della naturale scala gerarchica.
Materiali: realizzato con un “programma modulare” e rifinito in laminati satinati o, in alternativa, in resina di vetro cellulare ignifuga… roba fine!Glossario dei materiali (per teste di legno)
Programma modulare – È incredibile vedere il Programma Modulare in azione!…mi sorprende sempre… come a scuola… Gino, ricordi, al laboratorio?… mi commuove pensare a te… il Programma Modulare ci teneva tutti uniti… era bello… era moderno!…
Resina plastica polimaterica – Questa è una cosa brutta. Un sacco di gente c’è rimasta secca con questa roba… io vi ho avvertito. -
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PENSIERI DI UNA MISANTROPA
di Margherita Giacobino
Blind Date in (some) Space
Uno spermatozoo texano
incontrò una sera
un ovulo messicano
al bar di uno sperduto utero indiano:
Che ci fai, senorita
in questo posto fuori mano?
Ho dovuto lasciare casa mia
disse l’ovulo un po’ triste
non volevo venir via
ma eran finite le provviste.
Non sono la prima in famiglia
che prova ad emigrare
ma agli altri è andata male;
ormai noi senza il visto né la visa
viaggiamo solo in questa guisa!
Addio mia cara bambina
mi ha detto la mamma piangendo
nascerai in un paese di cuccagna
lo ius soldi farà di te una cittadina!
Io son bianco e muscoloso
disse lo spermio baldanzoso,
son richiesto, son quotato,
sono il meglio sul mercato:
sei fortunata ad avermi incontrato!
Chiudete il becco voi due,
disse l’utero stressato
tra nove mesi siete fuori
in una bella casa con piscina
ora basta ciacolare:
questa è una figliera controllata,
qui c’è gente che lavora
e non ha il permesso di fiatare
fondete ‘sti gameti
e datevi da fare
o altri due ne faccio entrare! -
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Italia 2084
Smart cities: Veneziadi bulander
“Adesso possiamo competere con San Francisco”. Le polemiche naturalmente non erano mancate, i soliti comitati di protesta avevano strillato ma poi il buonsenso aveva prevalso e il grande ponte che collega direttamente la Stazione Marittima con Piazza San Marco era stato costruito a tempo di record e adesso disegnava con il suo arco elegante la nuova skyline lagunare. Nelle giornate terse d’inverno dicevano di vederlo addirittura da Trieste. Con la crisi del primo ventennio del 2000 il tempo medio di durata di una crociera era passato da una settimana a tre giorni e in quei tre giorni al turista bisognava far vedere qualcosa se Venezia voleva mantenere la sua leadership nel Mediterraneo. Quindi, mentre ai crocieristi in partenza il personale sistemava i bagagli nelle cabine, loro avevano un’oretta di tempo per fare un salto in San Marco, scattare un po’ di foto, comperare qualche souvenir e tornare indietro. Zic zac! Grazie al ponte.
I veneziani poco alla volta se n’erano andati, avevano venduto le loro case o le avevano affittate a prezzi tali da potersi godere la bella vita alle Hawaii o in qualche altra località amena. La splendida regina dell’Adriatico era ormai terra d’elezione della middle class cinese, che rappresentava circa l’80% dei residenti. L’ultima gondola era stata messa all’asta da Sotheby proprio l’anno prima ed in giro si andava sempre più con barche a motore o con quella strana giunca riadattata ai canali. La sempre maggiore diffusione di stili di vita “sani”, all’aria aperta, con tanto esercizio fisico, aveva favorito la diffusione della canoa. Ma il vero cambiamento nella mobilità dei veneziani lo avevano portato le tre linee della metropolitana già ultimate, la linea 1 Castello-Ferrovia con solo quattro fermate intermedie, comodissima per chi voleva vedere la Biennale in giornata anche se veniva da Bolzano, la linea 2 Santa Marta-Marghera che collegava il polo universitario con quello dell’innovazione del Vega (grazie ad essa la potenza di fuoco scientifico-tecnologica di tutto il Nordest era triplicata) e la linea 3 Punta della Dogana-Lido che collegava ufficio e residenza del magnate bielorusso che con il suo mecenatismo aveva fatto tanto bene per la città.
Certo, Venezia puzzava di fogna sempre di più e in certe giornate di scirocco occorreva far arrivare i Canadair dalla base americana di Vicenza per spargere deodoranti. Erano i giorni in cui poteva capitare che qualche turista americano interrompesse la vacanza minacciando di denunciare il tour operator, si vedevano in giro tanti canoisti con la mascherina che copriva naso e bocca, insomma qualche problema c’era ma in compenso la città era più protetta dai capricci del clima. Le 15 grandi opere di protezione avevano sì interrotto il flusso e il deflusso delle maree, che da secoli portavano via le deiezioni di turisti e residenti, ma l’ultima acqua alta si era vista nel 2016 e poi mai più. Un progresso non da poco. Con l’esodo dei nativi erano scomparse anche le grandi feste popolari, la Festa del Redentore, la Regata Storica, la Festa della Sensa ed altre, ma in compenso se n’erano inventate delle nuove, quasi tutte sul grande ponte invece che sul Canal Grande. Il 17 maggio d’ogni anno per esempio la corsa con i sacchi Stazione Marittima-San Marco, il 2 luglio la gara riservata ai diversamente abili, il 18 settembre il grande appuntamento internazionale di jumping femminile, il 2 febbraio, neve permettendo, la gara di fondo e così via. Qui ci si divertiva, si rideva, invece il 12 giugno regnava la commozione, la nostalgia, il rimpianto. Era la Festa del Ritorno, dove si davano appuntamento tutti i veneziani residenti all’estero. Tradizione era invalsa che i cinesi che avevano comperato le loro case o le avevano affittate li ospitassero per una notte. Un grande civilissimo evento di affratellamento, di unione tra i popoli, al quale non poteva mancare la presenza dell’italiano più rispettato nel mondo, il custode della Costituzione, al suo quarto mandato. Mentre per tutta la notte la città era invasa dai fumi dei fritti e dal vociare delle famiglie, con migliaia di lanterne rosse che oscillavano sui canali, il Presidente trovava accoglienza degna di lui presso il tycoon uzbeco al quale era stato dato in comodato gratuito per 30 anni Palazzo Ducale. Gesto di riconoscenza italiana a chi aveva consentito con i suoi capitali il salvataggio di Banca Intesa San Paolo. In quella cornice piena di storia il Presidente riceveva i devoti omaggi della famiglia Pirolon, diventata proprietaria delle Procuratie. Il campanile di San Marco era stato abbattuto per fare spazio al Mausoleo dov’erano sepolti i grandi stilisti, Missoni, Armani, Versace e tanti altri. “Le Panthéon des Italiens”, spiegava la guida ai turisti francesi. Il materiale ingombrante dell’arredo cittadino, le collezioni del Museo Correr, la Biblioteca Marciana, il Museo dell’Accademia, le opere d’arte di Ca’ Pesaro e le centinaia di altri manufatti che portavano via spazio alla valorizzazione commerciale, erano stati trasferiti nelle aree dell’ex Petrolchimico a Marghera in quello che sarebbe divenuto il nuovo Polo della Cultura e delle Arti, sponsorizzato dalle Generali.
Fu proprio nella serata festosa del 12 giugno 2031 che Stefanon Silvano, residente a Bovolenta, precario di Scienze Politiche da prima che fosse costruito il ponte, esplose diversi colpi di pistola contro il lato destro del Mausoleo gridando: “Bastardi! Dème un posto, una carèga che gho tre fiòi, Dio béco!” E poi scoppiò in lacrime, consegnandosi docilmente ai carabinieri. -
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ASPIRINA
n. 16 Autunno/Inverno 2017
REDAZIONE
Loretta Borrelli, Piera Bosotti, Pat Carra, Anna Ciammitti,
Manuela De Falco, Margherita Giacobino, Elena Leoni, Livia LepetitProgetto e sviluppo web: mybreadcrumbs.it
Progetto grafico: Elena Leoni
Illustrazione nel sommario: Giulia D’Anna Lupo
Illustrazione nel colophon: Istruzione di Doriano Solinas
La sezione sull’abitare è nata dalla collaborazione di Aspirina
al convegno SIL Abitare. Corpi, spazi, scritture.HANNO DISEGNATO E SCRITTO
Piera Bosotti (Milano)
bulander (Milano)
Rebecca Noah Bergonzoni (Modena) instagram.com/art.noah
Pat Carra (Milano) patcarra.it
Anna Ciammitti (Milano) annaciammitti.com
Irene Coletto (Bologna) uannabi.coletto.tumblr.com
Giulia D’Anna Lupo (Parigi) giuliadanna.com
Dalia Del Bue (Torino) daliadelbue.com
Anne Derenne (Madrid) adene-editorialcartoon.blogspot.com
Doaa el Adl (Il Cairo) facebook.com/doaa.eladl
Liza Donnelly (New York) lizadonnelly.com
elisatron (Milano) facebook.com/scleropsyco
Viola Gesmundo (Rotterdam) behance.net/violagesmundo
Margherita Giacobino (Torino)
Ila Grimaldi (Napoli) ilariagrimaldi.it
Elena Leoni (Milano) booh.it
Francesca Maffioli (Parigi)
Laura Marzi (Firenze)
Marilena Nardi (Treviso) marilenanardi.it
Isia Osuchowska (Vilnius)
Teresa Sdralevich (Bruxelles) teresasdralevich.net
Lotta Sweetliv (Maastricht) lottasweetliv.com
Doriano Solinas (Lucca)
Federico Zenoni (Milano) senzaimpegni.orgContatti: info@erbaccelarivista.org
Edizioni Libreria delle donne di Milano
Via Pietro Calvi 29 | 20129 Milano
+39 02 70006265 | fax +39 02 71093653
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