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In questo numero COSE STUPIDE Menetti LE SOFISTICHE Maffioli, Marzi, Isia
MELA Doaa El Adl WONDER RINA Annaurla, Elisatron
VIAGGIO NELL’ALDILÀ Pallotta, Leoni
NUTRIRE IL PIANETA Leoni
PENSIERI DI UNA MISANTROPA Giacobino, Sdralevich
LE AVVENTURE DELLA GIOOSY Leoni
LA BRACCIANTE DIGITALE Pat BRACCIANTI IN SCIOPERO La redazione TRAGUARDI T_Bazz SONATA IN SOL MAGGIORE Mango, Grimaldi
LA STUDIOSA PRECARIA Roz VITTORIE PERSONALI Isa F.
MAL COMUNE Maldini LA STIRAMUTANDE Leoni NUVOLE SUL MONDO Nidasio, Pat VIAGGI Bosotti L’ORMONE MISTICO Livia LEGAME Solinas LA CULTURA DELLO STUPRO Donnelly
OMAGGIO Isa F.
A WOMAN SPEAKS Lorde, Tafeche CARTOLINE Isia NEW CARNIA bulander, Nardi GENIO Le Pinne
COLOPHON Morgantin -
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Le sofistiche
di Francesca Maffioli e Laura Marzi
La Protagora
Pensando ai soldi mi sono detta che avrei provato a farlo evitando di parlare della loro numerabilità, della loro commensurabilità. Potrei farlo numerando tutto il resto allora…
Gorgia, ti va allora se parliamo dell’arrivo dell’estate?Uff…, sì faccio la brava… torniamo ai soldi….
Credi che sia davvero possibile parlare di pecunia senza contarla?
Per qualcuno i soldi sono un ombrello, lo sai? Nel senso che nella testa di chi ci crede essi potrebbero proteggere dalle intemperie eventuali o dalle tempeste più pericolose.Un santo poverello che nascerà ben molto oltre le nostre morti dirà che qualunque cosa avanzi dal giorno vada devoluto in carità, fintanto che i bisogni personali del quotidiano siano assolti. Giusto il necessario, niente più.
Altri santi dicono che per il valore meramente consuetudinario il denaro non sia niente, non abbia valore in sé, e quindi forse non esista neppure.Quando vado a fare la spesa, perché pur filosofa debbo nutrirmi, non riesco a trascurare le offerte e riempio il mio cesto. Un carrello d’offerte, secondo la logica di accumulare qualcosa che per qualcuno non esiste, qualcosa che tara le coscienze, che É solo perché ci riempie.
A te ti riempie?
La Gorgia
Eh Protagora mia, farmi satolla non è operazione semplice, ahimé. E per questo, un tempo e a lungo, in quel carrello della spesa ci ho messo con regolarità ossessiva non primizie, no, né leccornie, ma cibi sostanziosi che potessero nutrirmi e saziarmi, farmi forte e a buon prezzo: sardine, tonno, riso bianco. Consapevole, allora, di rinunciare al gusto, al piacere della tavola, mi beavo e mi compiacevo che io mangiavo come Leonida e pure ci dormivo, come Leonida, nelle brande sfondate che mi hanno fatto da giaciglio per lustri. Ma ora, sarà perché studio come sgonfiarli gli eroi, e Leonida lo era, sarà perché questo studio è il mio lavoro e che per farlo non prendo che poche lire in tempi di euro, ora mi sorprendo spesso con voglie, sempre ossessive certo, di un belletto, una matita per gli occhi all’ultimo grido, tutti i libri che mi attirano, oltre a quelli di cui ho bisogno. E delle messe in piega.
Ora non so più combattere con fierezza il nemico del consumismo, alle Termopili, coi miei 300 euro al mese per il cibo ed il diletto: ora desidero comprare. Ma forse qualcuno dei santi di cui tu favelli che ci tiene alla mia retta via, tiene basso il mio potere d’acquisto per proteggermi l’anima…
Ora immagino anche io che i soldi siano un ombrello, che averli ridurrà gli attacchi d’ansia, mi proteggerà, almeno in parte, dalle tempeste della vita. Anzi, oramai credo che avere un po’ di soldi non sarebbe male neanche quando c’è il Sole. Potendo parlare di vacanze estive… -
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Viaggio nell’aldilà
di Clelia Pallotta
Se non fosse stato che una mia amica venuta da lontano doveva andarci per presentare un suo scritto sugli agrumi, forse non mi sarei decisa. Era preoccupata, ci sarebbe stato un ministro o forse una ministra, autorità e un folto pubblico avrebbero forse affollato la sala, progettata da un noto architetto, arredata con mobili biocompatibili e biodegradabili, illuminata senza spreco di energia e nel rispetto della biosfera. Troppo per lasciarla sola. Ho comprato sul sito dell’Expo un biglietto, 34 euri anziché 39 grazie all’acquisto on line. Una bella cifra, mi sono detta, ma con tutti gli effetti speciali che ci saranno magari vale la pena, ho pensato. Sono arrivata in metropolitana, ultima fermata della linea rossa, ho seguito le indicazioni dopo aver chiesto conferma a un informatore in divisa dallo sguardo assente, sono salita su una delle tante scale mobili deserte e sono uscita in uno spiazzo asfaltato, quasi vuoto sotto il cielo bianco delle giornate afose padane. Era lunedì e faceva caldo, molto caldo. Nonostante le indicazioni scritte e orali l’uscita non era quella giusta, l’Expo era lontano, a sinistra, oltre le scale mobili visibili in lontananza, verticali come montagne russe. Ci sarà uno scivolo dall’altra parte, ho pensato; invece superati i tornelli e le scale mobili mi sono trovata in un enorme hangar vuoto, a parte una comitiva di tedeschi vestiti da trekking davanti a me e un omino informatore accasciato contro la parete a metà dell’hangar. Vada fino in fondo, poi a sinistra, no a destra, percorra tutto il vialone e chieda di nuovo. Erano le tre del pomeriggio, ho arrancato fino a un gruppo di soldati armati e in tuta mimetica, adeguati al mio stato, è quasi arrivata signora, mi hanno detto. Ho incontrato alla fine la mia amica, sfiancata da un’ora sotto il sole in attesa del pass. Cerchiamo un buon gelato prima che cominci l’incontro, ci siamo dette per girare pagina con il piede giusto, e abbiamo imboccato il decumano, già visto tante volte in tv nei servizi sugli ammanchi e sui ritardi. Stupefacente, nel senso di chissà cosa si sono fumati per mettere insieme una cosa così. Da vicino mi è apparso un mix geniale tra un maxi festival dell’Unità, Las Vegas e il Cimitero Monumentale. Ad ognuno dei numerosissimi passi che abbiamo fatto nell’inutile ricerca di un gelato artigianale ci si parava davanti la sontuosità degli allestimenti, affastellati gli uni sugli altri, in un’accozzaglia di stili e di visioni, alcuni immensi altri piccolissimi, ciascuno con il nome del paese o della regione scritto su, come nei cimiteri per le famiglie. L’effetto vita oltre la vita era accentuato da moltissimi schermi in cui mercati, strade, persone, scorrono a grandezza naturale per ricordare come si viveva prima di trapassare i tornelli.
P.S. Poi il ministro non è arrivato e neanche la ministra, l’incontro si è fatto in una saletta defilata perché l’auditorium biodegradabile non è ancora finito, per fortuna che il pubblico non era folto, l’Organizzazione si è dimenticata di inserire l’evento nel programma. -
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Pensieri di una misantropa
di Margherita Giacobino
UNITED CROCODILES AGAINST VEGAN
Tu mangi carne? chiese la vegana
smilza al grasso coccodrillo
solo umana, rispose quello
dimostrandosi un rettile evoluto
e se la mangiò in un minuto -
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SONATA IN SOL MAGGIORE
di Cyrilla Mango
Sapevamo sarebbe successo, speravamo sarebbe stato superato.
Stupendi studiosi sostenevano che svalutare gli stipendi sarebbe stato il solo sistema per sorpassare un secolo sfortunato. I salariati suggerivano che senza soldi non si sopravviveva: i soldi erano lo sterco di satana, ma saziavano stomaci e saldavano spese.
“Sì, sicuramente, ma il sistema è stato sistemato per i soliti che spadroneggiano da sempre. Sacchi di splendidi soldi per i sempreverdi signori e saltuari scarsi stipendi per gli altri.”
“Sono stati sperperati”, sentenziò lo stipendiato. “Hanno sgraffignato sconciamente soldi che non gli spettavano.”
“Sarà, ma siete stati silenziosi mentre succedeva. Sono subentrate stagioni stanche, senza speranza, senza sostanza. E’ il secolo dello spread che soverchia stati e società, la vostra sorte è segnata. Speravate di salvarvi senza sforzo?”
Sono sassi queste sentenze, ma non svaniranno sminuendole.
I salariati si sforzano di scrutarsi: servono svelte soluzioni, ma gli sguardi scendono al suolo. Seri, si sdraiano su spiagge silenziose, salutando sogni e soldi: sicuramente un sagace salvatore scenderà dalle stelle o dal sole e così scelgono il sonno.
Subito si svegliano spauriti, nella sera si sentono sussurri sconcertanti: “Ssssei sssssolo un ssssservo” “Sssssei uno sssschiavo”.
“Stupida serpe smetti di sparlare!”
“I servi strisciano, smettono di sognare, di strappare ciò che gli spetta. Sono sospesi scioccamente in uno scorrere senza senso su strade che non scelgono. La scelta è sorella siamese del sogno.”
“Non serve spargere sentenze su sbagli successi. Serpe, suggerisci soluzioni!”
“Sorgete! Sperate! Strillate! Splendete selvaggi! Solo così smetterete di sopravvivere e finalmente sarete.” -
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Nuvole
sul mondo -
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A Woman Speaks
di Audre Lorde
Sono donna
da tanto tempo
stai attento al mio sorriso
alle vecchie magie a tradimento
e alla nuova furia del mezzogiorno
con tutti i tuoi spaziosi
futuri promessi
io sono
donna
e non bianca -
CARTOLINE DI
UN’ECOLOGISTA IN PROPRIO
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New Carnia
di bulander
L’acqua era arrivata agli specchi del Caffè Florian. Per salvare i loro esercizi commerciali i veneziani, pardon, i sino-veneziani, avevano dovuto affittare i primi piani delle case. Chi era proprietario di questi immobili si era trovato di colpo con un patrimonio tra le mani. Al Museo Correr si entrava direttamente in gondola, senza fare le scale. Questo per gli anziani, che erano in pratica il 90% dei visitatori, era una buona cosa. Hai Bu Thon, l’ultimo sindaco, immigrato di terza generazione, aveva acquisito molti meriti culturali, soprattutto nella conservazione del dialetto lagunare. Sapeva bestemmiare come un gondoliere del primo decennio del 2000 e lo faceva volentieri in pubblico, le telecamere impazzivano quando bestemmiava in Consiglio Comunale. Una volta gli era scappato un “Dio can” anche durante una visita del Papa. Sul momento il Santo Padre, un ex sunnita integralista convertitosi al cristianesimo dopo aver visto un drone atterrare nella cucina di sua zia, aveva fatto finta di niente. Poi, dice la leggenda metropolitana, aveva preso da parte Hai e gli aveva detto: “Provaci ancora una volta a bestemmiare in mia presenza e ti faccio lapidare”. Tutti sapevano che era stato fatto Papa quando gli Emirati avevano salvato le finanze vaticane dal default. “Ok, noi vi tiriamo fuori dai pasticci”, avevano detto al versamento della prima tranche, “ma vogliamo che certe nostre usanze siano rispettate”. Prima di versare la quarta e ultima tranche avevano preteso che le loro usanze fossero anche praticate dai cristiani. Le prime a essere lapidate furono le suore dell’antico convento di clausura di Sant’Erasmo, ma tanto erano tutte vecchie e mezze inferme e poi c’era quel magnate uzbeko che aveva messo gli occhi sull’isola per fare le insalate miste surgelate, di cui i mongoli andavano pazzi dopo che avevano piegato la Cina, con la loro arma segreta, nel conflitto che era costato sì quattro miliardi di morti, ma aveva riportato la popolazione terrestre ad un livello sostenibile in rapporto alle risorse del pianeta.
Turiddu U’ Bestione comandava la nave da crociera “Angelo dei flutti” zeppa di turisti. Doveva arrivare a Venezia in tempo per permettere ai crocieristi di assistere alla Regata Storica. Da quando era stato costruito il Mose le navi grandi come la sua avevano un po’ di problemi ad entrare in porto. L’opera non era ovviamente servita a nulla per evitare l’acqua alta ed allora, finita la sua funzione idraulica, s’era inventata una vocazione urbanistica. Era diventata una baraccopoli da 30/40 mila persone. Avevano cominciato quelli delle Prealpi carniche ad arrivare a bordo di barconi, tutti bravissimi artigiani, così utili alla vita veneziana. Ma nella città, espropriata di tutti gli spazi a pianterreno dall’acqua alta, non c’era posto, anche perché, con tutti quei cinesi, era arrivata a 1 milione di abitanti. Allora, prima uno, poi l’altro, i carnioli avevano scaricato le loro masserizie sul cemento del Mose, coi martelli elettrici procurati dal Comune avevano scavato buchi e gallerie, creando pian piano quella baraccopoli che sarebbe stata insignita dell’Unesco Award for Sustainability. I cambiamenti morfologici dell’ecosistema li avevano ulteriormente favoriti, perché l’acqua alta, chissà come, non arrivava più da loro. Da buoni montanari e contadini dal cervello fino s’erano organizzati e avevano capito che potevano vivere alla grande, taglieggiando le navi da crociera che volevano entrare in porto. Avevano istituito dei posti di guardia, quando una nave da crociera veniva avvistata, la baraccopoli si metteva in allarme, migliaia di persone uscivano dai loro loculi armati di corde e rampini per dare l’arrembaggio. Centinaia di barchette, gommoncini, materassini venivano calati in acqua, la nave si trovava di fronte una marea umana galleggiante che le sbarrava il passo. E doveva fermarsi, permettendo ai novelli pirati di lanciare i loro rampini e di arrampicarsi sui ponti dove crocieristi terrorizzati dovevano cedere anelli, collane, portafogli, telefonini, I Pad, I Pod, computer ed ogni cosa di un certo valore che si portavano appresso. A questo punto iniziava la trattativa con il comandante. Portavoce dei carnioli era un certo Pepi detto “Carnera” che conosceva l’inglese e il gaelico. Alto 1,50, aveva una voce potente e apostrofava il comandante dall’alto di un trespolo che s’era fatto costruire apposta.
Turiddu U’ Bestione sapeva a cosa andava incontro e si era già preparato. Per non perdere tempo e arrivare in fretta alla Regata Storica, era disposto a cedere a quei fottuti carnioli mezza cambusa. Tanto, i passeggeri potevano ben mangiare una sola volta al giorno, “Tutta salute!”, pensava. “Anzi, debbono ringraziarmi per aver protetto i loro averi”. Il giorno prima aveva dato ordine di consegnare al commissario di bordo tutte le cose di valore che i crocieristi si portavano appresso, le aveva fatte chiudere in una cassaforte superblindata e poi a tutti aveva distribuito quintali di bigiotteria di nessun valore, che avrebbero dovuto cedere agli assalitori senza fare resistenza. “Ci sbrigheremo in fretta!”, aveva detto al secondo. Ed in effetti così fu. Il dialogo tra lui e Pepi “Carnera” fu breve e rapido l’accordo. Il tempo di scaricare viveri e bevande, e poi “via libera!”, con i carniopirati tutti contenti del bottino conquistato senza sforzo.
Quando, tre giorni dopo, la siora Luciana, moglie di Nano detto “Valanga”, col vizio del gioco da quando era in fasce, fu costretta a portare un po’ del malloppo al Monte di Pietà, si scoprì che la roba era un bidone. Tremendo fu l’effetto che la notizia fece sulla baraccopoli (che nel frattempo era stata battezzata “Nuova Carnia”). Gli abitanti dei cunicoli uscirono urlanti dalle loro tane. “E’ colpa di ‘Carnera’, è lui che ci ha fregati, o si è fatto fregare, che è lo stesso”. Lo trascinarono fuori dal suo buco, poveretto, ma non fu linciato. Fu regolarmente lapidato. -
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ASPIRINA
n. 9 Primavera Estate 2015
REDAZIONE
Loretta Borrelli, Piera Bosotti, Pat Carra, Anna CiammittiManuela De Falco, Elena Leoni, Livia Lepetit, Laura Mango
Progetto e sviluppo web: mybreadcrumbs.it
Progetto grafico e lettering dei cartoon stranieri: booh.it
Traduzioni: Margherita Giacobino e Renata Sarfati (inglese)Illustrazione del sommario: Marilena NardiRegia del video di Le Pinne: Filippo Pax Pascuzzi
HANNO DISEGNATO, SCRITTO, CANTATO
Piera Bosotti (Milano)
bulander (Milano)
Pat Carra (Milano) www.patcarra.it
Anna Ciammitti (Milano) www.annaciammitti.com
Liza Donnelly (New York) http://lizadonnelly.com/Doaa El Adl (Il Cairo) www.cartoonmovement.com/p/5899
Elisatron (Milano) http://www.milanox.eu/category/memorie-di-una-flaneuse/
Isabella Ferrarin (Treviso) www.senapedesign.com
Margherita Giacobino (Torino)
Ilaria Grimaldi (Napoli) www.ilariagrimaldi.it
Elena Leoni (Milano) booh.it
Livia Lepetit (Milano)
Le Pinne (Milano) https://it-it.facebook.com/pages/Le-Pinne
Audre Lorde (Stati Uniti)
Francesca Maffioli (Parigi)
Giuliana Maldini (Milano)
Cyrilla Mango (Milano) blog_idoloridellagiovanelibraia
Laura Marzi (Firenze)
Sara Menetti (Bologna) www.saramenetti.it
Margherita Morgantin (Milano)
Marilena Nardi (Treviso) www.marilenanardi.it
Grazia Nidasio (Certosa di Pavia)
Isia Osuchowska (Vilnius)
Clelia Pallotta (Milano)Filippo Pax Pascuzzi (Milano)
Teresa Sdralevich (Bruxelles) www.teresasdralevich.net
Rosella Simonari (Terni) www.theps09.blogspot.it
Doriano Solinas (Lucca)
Nura Tafeche (Milano)
T_Bazz (Berlino)
Contatti: info@erbaccelarivista.org
Edizioni Libreria delle donne di Milano
Via Pietro Calvi 29 | 20129 Milano
+39 02 70006265 | fax +39 02 71093653
www.libreriadelledonne.it